Acquario
Nella famiglia si ama, e l’amore uccide.
Nella famiglia si ama troppo. E l’amore piega, incrina, soppesa. L’amore rende liberi dentro una gabbia, ha il peso di una piuma di piombo, consola (onirica alcova), è eterno ed eternamente in bilico.
Nella famiglia si ama fino ad esplodere in un vicendevole laceramento di impulsi, in una continua involontaria reciproca uccisione.
Groviglio di sentimenti contrapposti, è un io moltiplicato, rigenerato, trasmutato, perennemente impegnato in un ambiguo e mortale conflitto di struggente simbiosi.
Nella famiglia si sta bene. Nella famiglia si può stare molto bene fino a non volerne più uscire. L’istinto di sopravvivenza soffoca l’istinto di libertà.
Ma come l’animale in gabbia sembra perdere l’istinto predatorio, l’istinto di libertà non muore del tutto. Esso rimane latente, germoglia lentamente, è come un disturbo, un segnale distorto di una frequenza lontana. E quando meno te lo aspetti riappare con nuova e rinnovata forza.
Allora la famiglia prende altre strade, si smembra, e diventa altre famiglie, altre scatole, altre gabbie d’amore.
La famiglia è solo un transito, è una condivisione momentanea.
Una momentanea condivisione di sé stessi.